Rassegna stampa: articolo di e-gazette, 01-09-20
Gas. Importato il 95,4% del fabbisogno italiano; il 46% proviene dalla Russia. Giacimenti nazionali in calo.
Nel 2019 in Italia sono stati consumati 71,9 miliardi di metri cubi (+2,2%). I primi utilizzatori sono le centrali elettriche
Nel 2019 il consumo netto di gas naturale in Italia è aumentato di 1,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 71,9 miliardi di metri cubi, dai 70,3 del 2018. In termini percentuali, il consumo ha registrato una crescita del 2,2%, recuperando quindi una parte della perdita dell’anno precedente (-3,2%).
A trainare la crescita sono stati i consumi della generazione elettrica che hanno registrato una netta impennata (+11%). Stabili (+0,2%) sono risultati invece i consumi degli altri usi, che contengono in particolare quelli per autotrazione, mentre i consumi civili (residenziale e terziario) hanno subito una contrazione del -3,1% rispetto al 2018, principalmente a causa di un andamento climatico sfavorevole ai riscaldamenti: il 2019 infatti è stato, ancora una volta, un anno molto caldo. In calo, infine, anche i consumi industriali (-1,7%).
Giacimenti nazionali in calo
Nel 2019 la produzione nazionale ha subito un nuovo marcato calo (-10,9%) rispetto al 2018, attestandosi a 4,85 miliardi di metri cubi, soprattutto per la riduzione della produzione in mare (-13%), mentre quella in terraferma è cresciuta del 5%. Il grado di dipendenza dall’estero è cresciuto nuovamente e ha raggiunto il massimo storico toccando il 95,4% (93,4% nel 2018).
Da dove arriva l’import
Le importazioni nel 2019 hanno raggiunto i 70,9 miliardi di metri cubi, in aumento del 4,5% rispetto al 2018. Con l’eccezione dei volumi provenienti dall’Algeria, che sono diminuiti del 25,6% rispetto al 2018, sono cresciute le importazioni da tutti gli altri paesi da cui l’Italia acquista il gas.
Il gas che è venuto a mancare dall’Algeria (4,6 miliardi di metri cubi), è stato più che compensato dai più elevati volumi provenienti dagli altri tradizionali paesi da cui l’Italia importa il gas. Infatti, nel 2019 abbiamo importato: 3 miliardi di metri cubi in più dalla Norvegia, 1,2 in più dalla Libia, 0,5 in più dall’Olanda e 0,2 in più dalla Russia; sono inoltre aumentati di circa 2,7 miliardi di metri cubi (cioè del 125%) i volumi provenienti dalle altre zone (significativi i carichi di GNL provenienti da Trinidad & Tobago, per 1,4 miliardi di metri cubi, e 1,6 miliardi di metri cubi dagli Stati Uniti, consegnati presso il terminale di Livorno).
Nel 2019, quindi, il peso della Russia tra i paesi che esportano in Italia è leggermente diminuito al 46% (era al 47,7% nel 2018), mentre la quota dell’Algeria è scesa dal 26,5% al 18,8%. Il terzo paese per importanza è il Qatar, da cui arriva il 9,2% del gas complessivamente importato in Italia (9,6% nel 2018), seguito dalla Norvegia, la cui quota è all’8,7% e dalla Libia all’8%. Il 6,8% delle importazioni italiane nel 2019 è arrivato dall’insieme degli altri paesi.
Grazie al significativo incremento della quota norvegese, l’incidenza delle importazioni dal Nord Europa (cioè da Norvegia e Olanda insieme) è salita all’11,1%, dal 6,5% del 2018. Il 6% del gas approvvigionato all’estero risulta acquistato presso le borse europee.
Le importazioni di Eni rappresentano una quota, in calo, del 47,1% (52,3% nel 2018). Tale quota si mantiene ben al di sopra del punto di minimo toccato nel 2010, quando per effetto dei tetti antitrust stabiliti dal decreto legislativo 164/2000, la porzione di gas estero approvvigionata da Eni era scesa al 39,2%. I primi tre importatori coprono una quota dell’71,6% (83,5% nel 2018) del gas importato.
e-gazette, 01-09-20